venerdì 12 febbraio 2016

Professò, permettete uno sfogo (non molto) poetico?: Il razzista metropolitano

Il razzista metropolitano


Ho un serio problema con un particolare esemplare umano: il razzista metropolitano. 
I razzisti sono una cosa schifosa, è chiaro. Sono come degli animali carnivori che si nutrono del proprio stesso branco. Iene che si nutrono di iene, avvoltoi che divorano avvoltoi. I razzisti non sono solo un'involuzione della razza umana, sono proprio un'inversione della catena alimentare. 
Un solo altro organismo eguaglia questo processo: la cellula tumorale. 
Detto questo, non pone alcun problema di riconoscimento il razzista selvatico o "nature". Quello che gira col casco integrale con sotto la rasatura da naziskin, il manganello che spunta dalla tasca dei pantaloni e la croce uncinata tatuata su una spalla, per intenderci. 
Se vedi una merda di cane per strada, tipicamente olezzante, marroncina con sfumature giallastre, un po' molle o un po' secca, a seconda dei casi, non pensi che sia un fungo spuntato dal terreno, un frutto caduto da un albero o un oggetto smarrito. Una merda è una merda. E fa schifo. C'è poco da fare. 
Ma se quella stessa merda (tipicamente olezzante, marroncina con sfumature giallastre, un po' molle o già un po' secca a seconda dei casi) la trovi, che so, come soprammobile in una casa elegante o come fermacarte in un ufficio, allora ti poni qualche problema. La prima inevitabile reazione è di rimanere sconcertato.
 In seguito, inizia un titubante, cauto, dialogo con te stesso. 

IO (cauto): Ma questa è una merda...
ME (titubante): a prima vista così sembrerebbe. Ma potrei sbagliarmi...
IO: no, è proprio una merda merda. Dammi retta. 
ME: senti, è possibile che ci sbagliamo. Se era una merda qualcuno prima di noi l'avrebbe notato, non l'avrebbero mica lasciata lì. 
IO: è tipicamente olezzante...
ME: tante cose hanno un odore tipico penetrante. Prova a dormire nella stessa stanza con un formaggio di fossa.
IO: è marroncina con sfumature giallastre.
ME: Potrebbe avere assunto quel colore per diverse cause. Ho visto uno che aveva fatto una serie di lampade sbagliate che aveva esattamente quel tono di colore. 
IO: è un po' molle (o un po' secca, la cosa non cambia). 
ME: mah... chissà. Comunque non mi convince. Che vuoi saperne della consistenza osservandola da questa distanza, magari è un effetto ottico. Magari se ci avviciniamo sparisce. 
IO: no, senti, quella è proprio una merda. E tu sei uno stronzo. TUUTUUTUU
ME: pronto? Pronto???

Ecco. Il razzista metropolitano provoca questo turbamento, questo dissidio, come chiamarlo, questo sdoppiamento interiore in me, che si conclude inevitabilmente con la incazzatura di una parte di me e la totale confusione dell'altra.
Tu conosci uno - mettiamo avvocato - giacca, cravatta, ventiquattr'ore, educazione universitaria superiore, parla di libri, di cinema, di musica, non ha armi contundenti nella tasca di dietro dei pantaloni, non ha mai picchiato nessuno, non ha dato fuoco a senzatetto o rotto vetrine di negozi. Se gli dessi un tirapugni di ferro probabilmente ci si pettinerebbe i capelli. 
Sei dunque incline a ritenerlo una persona quantomeno integrata nella società, insomma gli attribuisci un bagaglio minimo di rudimenti della civiltà. Poi, casualmente, ci passi una serata e, in meno di due ore, ti accorgi che ha insultato nell'ordine cinesi, negri, froci, terroni e disabili. E tu sei rimasto lì, a sentirlo parlare con lo stesso medesimo tono di quando ti raccontava dell'ultimo film di Sorrentino. 
Mentre a te ti si è gelato sulla faccia lo spremuto sorriso di circostanza che avevi assunto fino a quel momento. 
Quest'uomo non ha mai fatto alcun male a un cinese, lo sai per certo, anzi ha sempre trattato ciascuna di quelle sue categorie con proprietà formale. Però le disprezza. Ci si sente superiore, lui in quanto maschio italiano bianco privilegiato. 
E allora cominci a capire che quel sottilmente olezzante razzismo metropolitano non è altro che un modo facile per averla interiormente vinta sugli altri. 
Capisci che questo è un ominicchio piccolo piccolo e spaventato che non ha trovato niente di meglio per avere un'immagine positiva di sè che denigrare quella degli altri in base a comodi, credibili, sperimentati e abbastanza diffusi stereotipi. 

Inizi ad avvertire l'odore tipico più deciso. 

Un ometto che non ha trovato niente di meglio per inserirsi nel mondo che unirsi a questo vasto popolo sotterraneo di uomini virtualmente incappucciati che, non riuscendo in alcun modo morale, lavorativo, fisico, ad elevarsi sugli altri, li schiacciano nella loro testa per farli diventare piccoli e brutti e trionfare su di loro nel minuscolo spazio della loro interiorità. 

Noti il colore marroncino, le sfumature giallastre. 

Questa fetta di umanità che ha trovato troppo faticosa la faccenda dell'evoluzione o proprio non ha la capacità o la materia prima per farci un essere umano completo, e allora ha bisogno di un cervello collettivo, in comune, pensieri preconfezionati, in comodato d'uso, pacchetti di convenzioni e convinzioni facilmente e comodamente aderibili. 
Oscar Wilde scriveva "Non disprezzare la società, lo fa solo chi non può entrarci". Chi disprezza l'umanità è solo perchè non può entrarci. 

ME: è molle... E' proprio una merda. 
IO: Alleluja! Ci sei arrivata. 
ME: pace fatta? 
IO: pace fatta. 




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